A Rosà incontro Sonia, Manola e Sara Castellan, donne del latte, che con una grande passione portano avanti l’eredita di Urbano, fondatore di un importante caseificio.
Un bel mattino di Agosto mi sveglio di buon umore, dalla finestra della mia camera osservo dall’alto i tetti di Asiago protesi su prati e pascoli verdi. L’aria agostana non era fresca e le notizie che arrivavano dalla pianura non erano confortanti. Il caldo afoso è terribile. Scendo al bar dell’albergo per un caffè veloce, due chiacchere con Alfredo, albergatore che mi ospita, e poi via alla volta della temuta calura. Il mio viaggio terminerà a Travettore, una frazione di Rosà, in provincia di Vicenza, dove Sonia Castellan mi aspetta nel suo Caseificio.
La storia della famiglia Castellan è molto bella, ricca di aneddoti, di curiosità ma soprattutto di latte. Davanti al campanile di Travettore mi attende Sandro, un caro amico, amante del buon formaggio. Lo seguo ed eccoci nel parcheggio del Caseificio Castellan Urbano. Ad attenderci le tre sorelle, Sonia, Manola 23 e Sara, eredi del papà Urbano, la cui storia merita di essere raccontata.
Urbano, fondatore del caseificio
Erano gli anni Sessanta. Urbano apparteneva ad una famiglia molto numerosa, quattordici fratelli. Iniziò la sua attività lavorativa come camionista. Un lavoro duro, a quel tempo i camion non avevano le comodità di quelli che incontriamo oggi nelle autostrade, ma lui lo faceva con passione. Verso la fine degli anni Sessanta, stanco di viaggiare, decise di rilevare una piccola latteria, di proprietà dell’allora sindaco di Rosà. Per pagare la latteria, però, dovette ancora guidare il suo camion per altri due o tre anni, inserendo nel frattempo alcuni fratelli con il ruolo di casari. Finalmente, un bel giorno lasciò il volante e si mise alla guida del piccolo Caseificio. Era l’anno 1968.
Tutte le mattine e tutte le sere Urbano raccoglieva il latte dalle fattorie vicine, trasformandolo in dolci formaggi freschi, tipici di un territorio in rapida espansione. Erano gli anni del boom economico. Ascolto con grande interesse questa storia, le mie papille già sentono il loro invitante sapore.
La vecchia latteria era ormai diventata piccola, bisognava trasferire. Ed ecco che l’intraprendenza di Urbano lo portò a costruire un nuovo caseificio, l’attuale.
L’anno scorso il Caseificio della famiglia Castellan ha festeggiato i suoi 50 anni.
Lavorazione artigianale nel rispetto della natura
Visito con grande attenzione il Caseificio, dove la pulizia e l’igiene sono i principali ingredienti. Mi accompagna il Mastro casaro, Mauro Baron; nelle sue vene scorre il latte. Mauro ha una passione sfrenata, come la mia, per le capre, e nei momenti liberi sale sul Monte Grappa, dove ancora la sua famiglia possiede un piccolo Caseificio e trasforma il prezioso latte di capra in buonissimi formaggi. Mentre ascolto, le forme mature di Stracchino vengono tagliate in panetti bianchissimi, profumati, e poi incartati uno ad uno con esperte mani. Lo Stracchino è il fiore all’occhiello del caseificio, premiato più volte come il migliore fatto in Italia. Passo in rassegna alle celle di stagionatura, dove maturano varie tipologie di formaggi, e la voglia di assaggiare diventa incontenibile. Tutta la lavorazione è artigianale, scandita dai gesti antichi e dai giusti tempi e ritmi della Natura, per conservare autenticità e genuinità di ogni singolo formaggio.
Finalmente arriviamo nella sala preparata per la degustazione.
Sandro ed io ammiriamo i taglieri che ospitano i formaggi, ognuno di colore e consistenza diversi. Si inizia con i formaggi fatti con latte di capra e coagulati con caglio vegetale estratto dal fiore di cardo. Allora ecco la dolce Ricotta, lo Stracchino, la Caciotta e il Tomino. Ovviamente tutti naturali, privi di additivi e conservanti, maturati al punto giusto, prodotti con il latte di altissima qualità proveniente esclusivamente dal territorio veneto, dalle stalle selezionate e certificate. Dopo questi delicati formaggi tocca al Fauno del Grappa. Anch’esso è fatto con latte di capra e stagionato fino a sei mesi, che esprime un profumo di fieno e fiori, dalla pasta friabile e compatta, con rare occhiature.
Lo Stracchino Castellan, una meraviglia casearia
Dopo aver sorseggiato un buon bicchiere di vino bianco fresco è la volta del Re del Caseificio: lo Stracchino Castellan, che prende nome da Urbano, fatto ancora oggi esattamente come lui stesso lo faceva cinquant’anni fa. Una meraviglia casearia: leggermente compatto e dal cuore fondente, l’intenso profumo e sapore di latte lo rendono davvero unico. E poi la Casatella, la Tosella, il Bassanese che da oltre 40 anni è un marchio della famiglia Castellan. E poi la Caciotta Veneta, il Morlacco e altri ancora, un’apoteosi. Sandro ed io siamo un po’ frastornati, felici di aver degustato queste meraviglie.
La parola d’ordine di Urbano è sempre stata, e lo è tutt’ora: “Fa puito che xè roba che a zente magna”
che tradotta il suo significato è semplice: fate bene, con igiene, con materie prime sane, onestà e con tanto amore. Il risultato può essere solo che straordinario e tanto apprezzato.
E così che Sonia, Manola e Sara con grande passione e serietà dedicano ogni giorno a questo nobile mestiere, portando avanti l’eredità di papà Urbano.
Ma le sorprese non finiscono. Usciamo e ci troviamo in un vero e proprio parco, il regno di Urbano. Al centro di questa oasi naturale un lago dove grosse carpe sonnecchiano in una pace assoluta. Tutt’intorno versi di pavoni, anatre, germani reali, le lepri che rincorrono e gli scoiatoli che saltano da un ramo all’altro.
Queste sono le belle storie dei nostri casari, di donne e uomini che da sempre hanno le mani nel latte, che creano ogni giorno la storia del nostro Paese, la nostra cultura, il nostro patrimonio.
Caseificio Castellan Urbano
Via Giotto 24
36027 Rosà (VI)
Tel. 0424 580660
castellan@caseificiocastellan.it
www.caseificiocastellan.it
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